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Giancarlo Sacconi

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Cosa penso di..

"Cosa penso di.." è una espressione impegnativa.
Ma non c'è altro modo di riassumere l'insieme degli stimoli raccolti in anni e anni di esperienza vissuta in gran parte da autodidatta.

Perciò, "Cosa penso di.." non costituisce un "pensiero",  è piuttosto la fusione di elementi di diversa provenienza, tratti anche dall'osservazione meditata del mondo circostante.

Si tratta di poco più che flash di argomenti più svariati, destinati ad essere rivisitati e aggiornati dagli arricchimenti che, tempo permettendo, si aggiungeranno al già conosciuto.

È come un'opera di affinamento continuo, che non avrà mai termine. Quello che si legge è dunque l'ultima versione, ma chissà se sarà la definitiva. Di certo molte convinzioni del passato sono state travolte dagli eventi e dalle scoperte di terre prima sconosciute. E il metro di giudizio per l'accoglimento non è stata certo la convenienza, quanto piuttosto un'esigenza interiore. Senza paura alcuna  di contraddire il passato.

Infatti, la coerenza è un concetto collaterale a quello di fede e colui che rivendica con parole forti la propria coerenza è un indottrinato. Coerenza significa piena rispondenza tra pensiero e azione. Se io ho pensieri certi, sicuri, sui quali non ho dubbi, questi pensieri ispirano la mia azione. E se agisco di conseguenza, ecco che sono coerente con me stesso e con ciò che penso. Quindi la coerenza rigida ai propri convincimenti fideistici, porta ad atteggiamenti di chiusura rispetto ad altri modi di essere. La gente che porta i suoi princìpi fino al termine dell'azione, fino alla reductio ad absurdum della pratica è gente noiosa.

Da tempo non si vedono più grandi sistemi filosofici e politici, come quelli che ci accompagnano da sempre, che ci hanno aiutato a vivere. E  non perchè siano superati, erronei o inefficaci.
Infatti non possiamo parlare di "progresso" nel campo del pensiero, allo stesso modo in cui parliamo di progresso nel campo della tecnica, dove l'assurda idea di progresso può avere un minimo di significato. Kant non rappresenta un "progresso" rispetto a Platone nè Bentham rispetto a Budda, mentre un'autovettura di oggi lo è rispetto alle automobili del primo novecento.

Le idee dei grandi pensatori e uomini di azione, degli uomini di religione, a noi familiari, formano un "corpus" immutabile, ma sempre attualizzabile. Noi viviamo ancora nei grandi scenari di senso da loro elaborati che sono stati e sono tuttora per noi schemi di orientamento.

Ma forse la complessità del mondo si è talmente dilatata che nessun sistema si rivela più capace di contenerla ed è destinato magari a fallire o a forzare e impoverire il reale, che è ancora peggio.
E nell'impossibilità di fare sistema, siamo inevitabilmente condannati alla citazione della citazione, al commento, alla parodia, alla contaminazione che spesso viene praticata come alibi, come strategia di aggiramento dinnanzi a problemi di difficile soluzione.

Noi siamo, in realtà, quasi sempre, tutto tranne che noi stessi. I nostri pensieri sono pensieri di qualcun altro. La nostra vita una parodia.
Le nostre passioni semplici citazioni.


E poi ci sono, ovviamente, i geni!
Ma loro non hanno bisogno di rivendicare coerenza.
E saranno loro ad abbracciare i temi planetari della modernità.