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Giancarlo Sacconi

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Esoterismo

Chi coltiva la vera scienza e la vera vita non trova alcun giovamento dalle facoltà immaginative sradicate dalla realtà. Perciò alle materie speculative non siamo affatto tenuti a prestare fede.

Ben altro altro è il giudizio quando queste opinioni riguardano il comportamento e i costumi. Se ciò che soddisfa e unifica sul piano esoterico prevarica la vita reale (exoterica), può manifestarsi una sostanziale indifferenza che porta a sorvolare, appunto, su comportamenti e costumi.

Ecco perchè non è bene intrattenersi troppo a lungo nel mondo delle astrazioni. La dottrina esoterica non fa che nuocere quando diventa exoterica. La vita viene insegnata nel migliore dei modi attraverso le cose vive.

Ogni parte dell'organismo spirituale e fisico dovrebbe avere vita propria.

Così l'esoterismo deve rimanere nell'ambito interiore, senza pretendere di invadere la vita pratica, e viceversa.

Alcune fra le caratteristiche fondamentali della visione magica del mondo sono:
• la tendenza a cogliere l'unità che è sottesa alle differenze,
• la conciliazione delle distinzioni in unità più ampie,
• l'uso sfrenato delle analogie,
• la identificazione della parte con il tutto.

All'immagine del mondo come una grande vivente catena, corrisponde nella tradizione ermetica (che si prolunga nell'occultismo) una visione della storia come realtà unitaria e continua. Unità e continuità affondano le loro radici in un passato remotissimo che, a differenza del presente, è puro e immacolato. Facendo ricorso a esso l'anima può spezzare le catene che la tengono avvinta al mondo materiale e rigenerarsi.

Per tutti i seguaci della tradizione ermetica e dell'occultismo i sapienti hanno sempre continuato, nel corso dei millenni, ad affermare quelle stesse eterne verità che a pochi è stato concesso di attingere. La verità non emerge dalla storia e dal tempo: è la perenne rivelazione di un logos eterno.
Il tempo non è rappresentabile come una freccia, ma come una ruota. La “rivoluzione” è, così come avviene per i corpi celesti, un “ritorno”. La storia è un tessuto solo apparentemente vario. La varietà delle sue forme è solo illusoria. In essa è presente un'unica immutabile sapienza.

Per tutti gli esponenti della cultura magica e alchimistica i testi dell'antica sapienza si configurano come libri sacri nei quali sono racchiusi segreti che solo pochi eletti riescono in parte a decifrare.
La verità è sepolta nel passato e nel profondo e va ricercata al di là degli accorgimenti che furono impiegati per nasconderla a coloro che non ne sono degni.
Così come avviene per il Testo Sacro, è necessario andare oltre la lettera, alla ricerca di un messaggio nascosto.
Di fronte a simbologie e terminologie oscure, ciascuno si cimenta nella personale interpretazione, che risponde alla propria cultura e al proprio temperamento, arrivando anche a distorcere il testo per farlo aderire alle proprie convinzioni.

Si può dire che di un medesimo testo e di un medesimo simbolo, si sente dire tutto e il contrario di tutto? Si può dire. Ma allora siamo di fronte a schiere di cialtroni? No. Il fatto è che l'interpretazione esoterica opera ad un livello spirituale e risponde alle esigenze più intime di colui che vi si applica. Ciascuno utilizza la propria sensibilità per leggere quel simbolo e quel testo nel modo più consono al proprio percorso di ricerca interiore della propria verità. Ma quando dal livello spirituale si vuole sconfinare nell'exoterico, la matassa si imbroglia maledettamente.

Ecco allora che la sapienza riposta diviene materia riservata ai sapienti, ai “veri signori del mondo, ai semidei”. Fra i sapienti e coloro che non conoscono si apre così un abisso incolmabile.

Alle origini della modernità e della rivoluzione scientifica stanno due motivi che si pongono entrambi come alternativi alla “cultura ermetica” e che operano congiuntamente:
1. L'abbandono del mito di una prisca theologia o di un'originaria sapienza perduta nelle tenebre del passato;
2. Il rifiuto del carattere segreto e iniziatico del sapere. La distinzione, che ha origini gnostiche e averroistiche, fra due tipi di umanità - la folla dei semplici e degli ignoranti che hanno bisogno di “favole” e i pochi eletti che sono in grado di cogliere la verità e che sono iniziati ai “sacri misteri”, venne concordemente rifiutata dai padri della modernità.





Nella prospettiva di Bacone, di Cartesio, di Spinoza, di Galilei, di Hobbes la diffusione della verità non coincide affatto con la sua distruzione, come teorizzava la tradizione magica. “Ogni esperienza di magia” scrisse alla metà del Cinquecento Cornelio Agrippa “aborre il pubblico, vuol essere nascosta, si fortifica nel silenzio e viene distrutta nel momento stesso in cui viene dichiarata”.

Si possono dare, anzi è auspicabile che si diano, “le perle ai porci” e non è illecito che le nozioni della scienza vengano date “in pasto alle masse”. La scienza, il sapere, la sua diffusione e utilizzazione hanno a che fare con l'uguaglianza e la democrazia, con il rifiuto del sapere iniziatico e delle gerarchie, con l'abbandono del concetto stesso di una “iniziazione” alla vita reale.

Le simpatie per un mondo senza scienza e senza pensiero razionale, la narcisistica convinzione che “il desiderio sia onnipotente” e che la realtà possa essere modificata senza bisogno di una sua conoscenza analitica sono, per questa via, penetrate in profondità nella visione del mondo di milioni di persone che vivono in Occidente.

A un livello più elevato, il magismo e la tradizione ermetica vengono ancora oggi riproposti nei fatti da alcuni ambienti della destra reazionaria e da una certa sinistra radicalchic, come antidoto alla diffusione di concetti troppo “pericolosi” tra coloro che non possono capirli.

Così come avviene nell'antica tradizione della sapienza ermetica, il tema della verità che è sepolta nel passato si salda ancor oggi al tema di una distinzione radicale fra i comuni mortali e coloro che sono tre volte uomini, fra coloro che sono capaci della verità e la massa degli indotti che è condannata all’illusione e all'ignoranza.

E questo perchè si pretende di trasferire nella realtà attuale il frutto della affascinante investigazione delle origini del pensiero (Parmenide), da non confondersi come mito di una originaria e riposta sapienza, che assegna al filosofo ricercatore una funzione elitaria e aristocratica del sapere, con una visione della storia come inarrestabile decadenza e una spiccata preferenza per l’oscurità invece che per la chiarezza.

La segretezza non è forse una conferma della grandezza?

La incomprensibilità non è una prova della profondità di una verità destinata a restare inaccessibile ai più?

E la irriducibilità di una scienza sacra al pubblico controllo non è a sua volta la riprova del detto evangelico che non vuole che le perle siano date ai porci?

C'è una conoscenza naturale comune a tutti gli uomini e non si può assegnare alcuna superiorità a coloro che facendo ricorso a termini trascendentali, cercano di spiegare una realtà

Le Exercitationes di Isaac Casaubon, pubblicate a Londra nel 1614, sono un confronto da cui non si può prescindere fra la cultura magico-ermetica del Rinascimento e la cultura moderna. In quell'opera Casaubon cerca di dimostrare che:
1) i testi del Corpus Hermeticum sono stati scritti da autori cristiani o semi-cristiani del secondo o terzo secolo dopo Cristo;
2) di conseguenza non può esservi in essi un’originaria sapienza pregiudaica e precristiana;
3) essi non potevano in alcun modo essere attribuiti al leggendario e tre volte grande egiziano Ermete Trismegisto, contemporaneo di Mosè.