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Giancarlo Sacconi

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Etica

Le epoche che hanno prodotto riflessioni sui temi etici sono necessarie, perché hanno una funzione purificatrice e rinnovatrice per la comunità umana. Purtroppo, non sempre il nuovo pensiero viene interpretato come un passaggio verso nuovi orizzonti, ma diventa esso stesso un fine e quando ci si irrigidisce sulle idee nuove, arrivano i sacerdoti del nuovo verbo, con aspetti molto pericolosi.
L’etica cessa di essere intesa come parola "alta" e viene sostituita da un piatto moralismo e da un pedagogismo prosaico.

E quando la riflessione investe aspetti politici, il pericolo diventa tragedia vera. Quei sacerdoti si trasformano in truci difensori di una ortodossia che arriva perfino ad uccidere in nome della libertà. Quando un individuo si aggrappa ad un tema etico, inteso come moralizzazione della vita, cioè ne diventa il sacerdote, il difensore integerrimo, significa che egli vive in uno stato di timore, terrore, dinnanzi alla pienezza della vita quotidiana, e tradisce una consapevolezza della propria inettitudine a vivere.

L’etica non può essere un libro in cui si spieghi come le cose di questo mondo dovrebbero andare, ma purtroppo non vanno.
Chi aderisce a queste insane intuizioni, non può essere che un individuo che si convince di sapere sempre meglio degli altri quello che va fatto e come lo si deve fare. Un’etica non può essere un testo di consultazione da cui ricavare un’azione morale garantita e irreprensibile.

L’etica e colui che la studia non si ingeriscono a ogni piè sospinto nei fatti della vita, ma richiamano l’attenzione sulle alterazioni e a volte le interruzioni che si vengono a verificare nello svolgimento della vita quotidiana.

L’etica e chi se ne occupa non intendono descrivere in sé e per sé il modo di essere buoni, come cosa fine a se stessa, ma, riflettendo rigorosamente sulla base del “fatto etico” e dell’esperienza limite del dovere, vogliono aiutare l’uomo a vivere con gli altri.

Imparare a vivere con gli altri nell’ambito del dovere, e non come spettatori, critici e giudici che rimangono fuori dagli eventi della vita. Vivere con gli altri non perché un dovere lo suggerisce o lo impone, ma per una serie di ragioni di vivere, per tutto ciò che è naturale.

Insomma vivere con gli altri entro i limiti del dovere, non perché ciò è dovuto, ma perché è sentito. E mutuando Bonhoeffer, in questa visione della presenza dell'uomo nella società, l’etica niente altro è se non il senso della presenza del divino in tutto ciò che ci circonda, ciò che siamo e che facciamo.