I formidabili anni '80
Gli anni di Craxi. Si può ben dire che gli anni '80 sono stati gli anni di Craxi. Il 1^ gennaio del 1980 si spegneva Pietro Nenni, mentre Craxi conquistava definitivamente il Psi. Quasi un passaggio di consegne, un segno del destino. Con Nenni finiva la storia di un socialismo all'antica, permeato di alti valori umanitari, con il sogno del sol dell’avvenire e della marcia immortalata da Pelizza da Volpedo, fondato sull’irruenza oratoria, ma senza il sostegno di un’organizzazione moderna. Craxi puntò subito all’ammodernamento del suo Partito, per preparare la modernizzazione del Paese. Il 1980. Un anno di transizione. Non è un caso se in quell’anno di transizione da un decennio all'altro si concentrano, tutti insieme, una serie di eventi presagi di una nuova epoca che avrebbe cambiato il volto dell'Italia, nonostante la pervicace resistenza di un mondo storicamente sorpassato. Craxi fu uno dei pochi, e forse il solo politico, ad interpretare i cambiamenti in atto nella società italiana. Egli favorì, influenzò, accompagnò e si lasciò sedurre da quel nuovo mondo che faceva irruzione senza riguardi, alla ricerca disordinata di alleanze, ma senza rispetto e senza gradualità. Si andava avanti. Chi c’era c’era, con spavalderia e intemperanza. Troppo tempo perso dietro le illusioni di un ideologismo che aveva prodotto lutti e disperazione. TRASFORMARE LA RIVENDICAZIONE IN ASPIRAZIONE Questo fu il messaggio rivoluzionario di Craxi percepito da gran parte della classe operaia e dall’intera classe dirigente non politica, ma che non si trasformò in consenso elettorale pieno, perché non si seppellisce un “mondo” con la brutalità che quella fase proponeva, senza suscitare una sorta di titubanza nella gente, aggredita da una feroce propaganda difensiva del “mondo di ieri” che di lì a poco sarebbe stato seppellito, lasciando scheletri vaganti alla ricerca di maschere nuove da indossare, che hanno imputridito e avvelenano ancora oggi l’atmosfera politica italiana. E fu proprio quell’anno 1980 a condensare tanti fatti grandi e piccoli che aiutano a capire il senso della discontinuità e della frattura irrimediabile con il passato, favorite dalla felice intuizione politica di un uomo, che ha determinato in Italia il senso di marcia degli anni Ottanta, spazzando via decenni di dirigismo polveroso e burocratico. La rivincita del capitalismo. Sono questi gli anni dell'edonismo e dell'individualismo, del culto del corpo e dell'apparire, un nuovo Termidoro che mise fine all'era della ghigliottina terroristica di compagni che “sbagliavano” e del militantismo ideologico, ma che suscitò ovviamente profondi rancori e risentimenti per l’ingloriosa fine a cui aveva costretto i pettoruti soloni della sinistra radical chic, i quali non tardarono ad innalzare, appena fu loro permesso, un’altra ghigliottina, non meno feroce della precedente, contro la libertà (anche di sbagliare). Nella società e nell'economia, nella televisione e nella politica, nel costume e nei comportamenti individuali, nell'abbigliamento e nei consumi, il 1980 non risparmiò sorprese, annunciando in pochi mesi la veemenza di una spallata che avrebbe raso al suolo il mondo degli anni Settanta. È l 'anno in cui trionfa Ronald Reagan, profeta di una rivoluzione liberista che sgretolerà i pilastri dell'invasione statale, del dirigismo, del Welfare State finanziato da una micidiale macchina fiscale. È l 'anno di Lech Walesa che, prestando ascolto all'annuncio profetico del papa polacco, con Solidarnosc nei cantieri di Danzica, spezza le giunture del sistema comunista e prepara la rovina, sancita proprio alla fine del decennio, di un Muro che fino al 1980 e perfino fino a pochi attimi prima del colpo di piccone che ne avrebbe decretato la frantumazione, sembrava indistruttibile. L 'Italia venne investita da un’ondata che interessò la vita di tutti i giorni e le dinamiche politiche nazionali. Gli anni ‘80 furono per il risparmio azionario, quello che gli anni ’70 erano stati per i BOT. La gente si avvicinava al rischio, la paura cupa del decennio precedente lasciava gradatamente strada all’iniziativa ottimistica e produttiva. È il "liberismo" impetuoso, travolgente, incontenibile, che investì l'economia, ma anche i costumi con una nuova voglia di vivere che si manifestò prepotente ad ogni livello. Ma non a tutti (i livelli). Gli sconsolati cultori del passatismo, i neo-conservatori pervicaci del sogno comunista, i radical chic che naturalmente vivevano benissimo, e mandavano i loro figli a studiare nelle scuole inglesi e americane, bollavano come "selvaggia" questa voglia di benessere. E la Chiesa non mancava di mettere in guardia contro i pericoli dell 'edonismo. PENSARE PAESE In quell’anno, su iniziativa socialista, vengono introdotte le ricevute fiscali, nonostante le riserve circa le possibili conseguenze elettorali (i commercianti erano e sono una lobby molto potente) in attuazione di quel "pensare paese" caro a Craxi, l’altro pilastro introdotto per la prima volta nella politica italiana. Prima di allora, e ancora oggi, in moltissimi ambiti politici, l’interesse preminente è il proprio partito, gli interessi che portano voti, il tutto favorito dal seppellimento di ogni idealità, sostituita da valori falsi e ipocriti. Non si guarda agli interessi del Paese. Contro l 'invadenza dello Stato. L 'invadenza dello Stato diventò un disvalore, anche in Italia in cui c 'era il panettone di Stato, le conserve di pomodoro di Stato, il monopolio statale della televisione. Gli autori liberali, liberisti, libertari, conobbero il loro momento magico. Popper, von Hayek, Ludwig von Mises, e ancora Robert Nozick, teorico dello "Stato minimo". Minor ingerenza statale, maggior respiro agli individui e alla società, erano formule che sovvertivano decenni di modi di pensare, ereditati dal fascismo e fatti propri dal comunismo italiano. Un sobbalzo elettrizzante che investì tutto l 'occidente, ma da noi vissuti anche come reazione al decennio di morte, più lugubre mai vissuto prima, nemmeno durante il fascismo. Non furono anni cinici. L'accusa di cinismo venne dai detrattori noti. Mai panzana più grossa fu sostenuta dai sostenitori dello Stato etico. Furono anni spietati è vero, ma rivolti a favorire la crescita e il benessere della gente, il benessere vero, di tutti, e senza lasciare fuori nessuno, ovvero compresi quelli che faticavano a tenere il ritmo. Reagan fu accusato di contravvenire alle regole del realismo politico quando bollò l 'Unione Sovietica come "Impero del Male", impero che invece, messo sotto scopa, rovinò sotto un colpo di piccone! Oggi ci tocca leggere ancora (Toni Negri) che l 'Impero del Male sono gli Stati Uniti d 'America! Voglia di divertimento Riesplode nel 1980 il Carnevale di Venezia con la presenza della televisione, dopo anni di abbandono in seguito ai sensi di colpa dei pauperisti. Sempre a Venezia, vengono ripristinati i “Leoni d 'oro” della Mostra del Cinema, messi al bando dalla ideologia del '68, perché simbolo di un potere gerarchico e arbitrario che contraddiceva il verbo egualitario e “democratico” di quella stagione. Ma più in generale dappertutto si allarga questo desiderio di distrazione dopo gli anni bui della Repubblica. Arriva la televisione commerciale. Con la grande televisione commerciale, si impone la vera concorrenza del monopolio Rai. Nell’autunno 1980 Canale 5 si aggiudica i diritti calcistici del Mundialito, evento che sancisce la fine dell’informazione di Stato. Nasce anche il primo telegiornale privato, “Contatto”, diretto da Maurizio Costanzo, simbolo del profondo cambiamento in atto (nonostante l’insuccesso). Un altro cambiamento riguarda il modo ovattato dell’informazione sportiva, con il successo del “Processo del lunedì” di Aldo Biscardi, un’esplosione non solo metaforica, che si impone come modello di talkshow urlato e sguaiato. La televisione comincia a soppiantare la piazza, quella prediletta nell'era in cui tutto era politica. I nuovi "consumi" culturali. Il 1980 è l 'anno in cui vengono esposti i Bronzi di Riace, inaugurazione dell'era dell'"evento” culturale. Si allarga l'interesse verso la cultura, attraverso nuove forme, nuovi linguaggi, nuovi riti di massa. È la sterzata, la "manifestazione" che attira irresistibilmente un numero incalcolabile di persone, attratte dal miraggio della “presenza”. Non più la manifestazione che risponde alla mobilitazione della politica, o alla tradizionale cerimonia a sfondo religioso. È una nuova forma di pellegrinaggio "consumistico" sì, ma autenticamente popolare. Queste abitudini nuove non sono sempre apprezzato dagli esclusivi e ristretti circoli culturali, nei quali fa capolino un certo fastidio, a cui non è estranea anche parte della sinistra. Difficile infatti coniugare i nuovi fenomeni culturali con le crociate anticonsumistiche degli anni '60, che si richiamavano a "L'uomo a una dimensione" di Hebert Marcuse, prodromico del '68. Questo espandersi della cultura nella "massa" non era visto di buon occhio, perchè percepito, non a torto, come un elemento che avrebbe indebolito le possibilità di "lotta". E invece i livelli alti e il basso della cultura cominciano irreversibilmente a mescolarsi, vengono infrante barriere, si contaminano i generi, si disintegrano le pareti che tengono distanti mondi tra loro prima incomunicabili. Il Medioevo diviene argomento prediletto degli anni Ottanta, introdotto dal successo de "Il Nome della rosa" di Umberto Eco, forse come antitesi al paradigma “razionalista” del discorso politico classico. | L 'Italia diventa il 4^ Paese occidentale più sviluppato.
Questa classifica economica, basata sulla misurazione del Prodotto Interno Lordo, è confermata da una pubblicazione dell'Economist: Pocket World in Figures - 1993 Edition. Come si vede qui a destra l'Italia si trova al 6^ posto nella elencazione, dietro Usa, Giappone, Unione Sovietica, Germania, Francia, e davanti al Regno Unito, quindi 4^ dei paesi occidentali. Interessante anche l 'esame delle situazioni nei singoli settori, in molti dei quali l 'Italia occupa posti anche migliori.
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Una rappresentazione economica del periodo:
Dalla mia relazione al Bilancio Crued del 12-5-1989