Giancarlo Sacconi

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Vincenzo Ridolfi 

Tra i maggiorenti del paese era il leader naturale, per modi, eleganza, signorilità, eloquio suadente. Aveva un negozio di stoffe, tuttora attivo. Un’istituzione. Ma non dava a vedere di essere un commerciante, nel senso che non sembrava dare troppa importanza al denaro. Piuttosto si poteva pensare a una discendenza da famiglia gentilizia. Non a caso era chiamato da tutti il “Sor Vincenzo”. Non ho mai approfondito.
La mia famiglia è stata sempre molto legata a lui. Nel primo dopoguerra, in attesa di una sistemazione, abbiamo vissuto per breve tempo (forse qualche mese) in un alloggio di sua proprietà: due vani al terzo piano di un immobile tuttora di prestigio. La sua amicizia con mio padre non ha mai avuto incrinature. Per parte mia, ricordo di averlo accompagnato, da bambino, in alcuni suoi viaggi di lavoro fuori regione. Per lui ero una compagnia. Io scoprivo il mondo. Non a caso mi è rimasto impresso un viaggio a Roma, di cui ricordo tuttora perfino il nome della persona con cui aveva appuntamento. E un altro a Tolentino alle Acque minerali Santa Lucia!
E rimane, infine, il legame indelebile di essere stato il mio primo datore di lavoro. Mio padre si preoccupava molto di non lasciarmi “vagabondare” dopo il diploma (estate 1958). Gli chiese di trovarmi qualcosa da fare nel suo negozio. Cominciai con il sistemare e aggiornare le schede clienti. Ma durò solo qualche giorno (due, forse tre). Il “cuore” ebbe il sopravvento. La classica cotta giovanile. Lui intuì e con il suo sorriso bonario quasi m’incoraggiò, senza dire una parola.