San Francesco
Il Cantico delle creature Laudes creaturarum Altissimu, onnipotente bon Signore, Tue so' le laude, la gloria e l'honore et onne benedictione. Ad Te solo, Altissimo, se konfano, et nullu homo ène dignu te mentovare. Laudato sie, mi' Signore cum tucte le Tue creature, spetialmente messor lo frate Sole, lo qual è iorno, et allumini noi per lui. Et ellu è bellu e radiante cum grande splendore: de Te, Altissimo, porta significatione. Laudato si', mi Signore, per sora Luna e le stelle: in celu l'ài formate clarite et pretiose et belle. Laudato si', mi' Signore, per frate Vento et per aere et nubilo et sereno et onne tempo, per lo quale, a le Tue creature dài sustentamento. Laudato si', mi Signore, per sor'Acqua. la quale è multo utile et humile et pretiosa et casta. Laudato si', mi Signore, per frate Focu, per lo quale ennallumini la nocte: ed ello è bello et iocundo et robustoso et forte. Laudato si', mi Signore, per sora nostra matre Terra, la quale ne sustenta et governa, et produce diversi fructi con coloriti fior et herba. Laudato si', mi Signore, per quelli che perdonano per lo Tuo amore et sostengono infrmitate et tribulatione. Beati quelli ke ' sosterranno in pace, ka da Te, Altissimo, sirano incoronati. Laudato si' mi Signore, per sora nostra Morte corporale, da la quale nullu homo vivente pò skappare: guai a quelli ke morrano ne le peccata mortali; beati quelli ke trovarà ne le Tue sanctissime voluntati, ka la morte secunda no 'l farrà male. Laudate et benedicete mi Signore et rengratiate e serviateli cum grande humilitate. |
Henry Thode nel 1885 pubblicò un lavoro
intitolato: "San Francesco d'Assisi e gli inizi dell'arte
del Rinascimento in Italia", la cui tesi centrale vuole Francesco
rappresentante della borghesia appena affacciata alla storia, il primo "individuo" che si afferma come tale, e
con la sua capacità di proselitismo inaugura un'arte per tutti.
In Francesco d'Assisi, diceva, culmina un grande movimento del
mondo cristiano occidentale, un movimento che non si limitava
solo all'ambito religioso, ma universalmente, nel senso più
preciso del termine, è la «forza preparatrice e trascinante della
civiltà moderna». Attraverso san Francesco, quindi, tutto il
mondo europeo si rinfresca e si rinnova; un senso nuovo di realismo
pervade l'arte e l'avvia su nuovi cammini. Non a caso, precisava
ulteriormente,: « da Giotto a Raffaello, c'è un movimento unitario:
e ciò che è comune in tutto questo movimento, e cioè una concezione
che pone in armonica consonanza religione e natura, ha le sue
radici in Francesco d'Assisi». Il Thode in questo modo accentuava e sottolineava l'importanza di san Francesco sul piano artistico, individuandone un motivo fondamentale — che ebbe una notevole influenza nell'interpretazione di san Francesco, in una chiave mistico–panteistica. Gabriele D'Annunzio considera Francesco un uomo "eroico" che tiene appesi alla cintola spada e crocefisso e, nella sua professione di povertà assoluta, si atteggia virilmente di fronte alla vita. Hermann Hesse va alla ricerca di fonti, compie viaggi in Umbria, scrive sul tema dei Fioretti; soprattutto ripropone i temi fondamentali posti in modo ineguagliabile da Francesco: il suo imperativo della povertà assoluta e rigenerante, condizione di vita spirituale e di avvicinamento della creatura al Signore; il suo atteggiamento di fronte al dolore, alla sofferenza, alla morte, da comprendere e accettare come evento naturale, nell'infinita serie di rapporti che lega tutto a Dio; la letizia generata dalla coscienza di amare e di servire la Divinità, di essere in armonia con la legge dell'universo, naturalmente conosciuta dalle creature più semplici. Francesco viene indicato da Hesse come modello supremo, mai velato da dubbi o da contrasti. Al di fuori di ogni interpretazione confessionale, di ogni culto sancito da questa o quella Chiesa, l'esempio proposto dal Santo con l'azione e con la parola, con l'intelligenza della vita, è perenne, e valido anche oggi. E poiché fin da piccolo era stato poeta, sognatore e cantore, dalla sua anima liberata sgorgò una nuova e abbondante fonte di gioia e di canti. Francesco peregrinava attraverso le valli e le verdi colline della sua terra, intimamente felice della libertà conquistata, come un uomo beato e pieno di gioia. Al suo tenero amore infantile la bellezza della terra si dischiuse come un mondo nuovamente donato e trasfigurato; alberi in fiore e morbidi prati, lo scorrere e il luccicare delle acque, l'azzurro del cielo e le nubi vaganti, l'azzurro delle lontananze, il verde dei campi e il canto allegro degli uccelli, tutto gli divenne familiare e fraternamente caro. Dai suoi occhi e dalle sue orecchie era caduto un velo ed egli poteva guardare al mondo purificato e sacro, un mondo trasfigurato come quello del giorno in cui fu creato lo splendore del paradiso. |
E non fu un rapimento passeggero, ebbrezza o autoinganno, perché
da quel giorno fino alla morte, in mezzo alle sofferenze e alle amare
difficoltà dei tempi, Francesco rimase un beato e un eletto, al quale
la voce di Dio parlava da ogni filo d'erba e da ogni ruscello e sul
quale il dolore e il peccato non avevano alcun potere. È anche per questo
che nel corso dei secoli innumerevoli persone lo hanno amato e venerato;
per questo la sua figura e la storia della sua vita sono state narrate
e cantate, dipinte e scolpite molte migliaia di volte da artisti, poeti
e saggi, come non accadde alla figura e alle gesta di nessun principe
o potente, e il suo nome e la sua fama sono giunti fino alla nostra
epoca come un canto di vita e di divino conforto, e tutto quello che
disse e che fece risuona oggi con la stessa vivida forza di settecento
anni fa. Ci sono stati altri santi la cui anima certo non era meno pura
e nobile, ma li si ricorda ormai solo di rado. Egli, invece, fu figlio
e poeta, maestro e insegnante dell'amore, umile amico e fratello di
ogni creatura, e se anche gli uomini lo dimenticassero, parlerebbero
di lui le pietre e le sorgenti, i fiori e gli uccelli. Perché da vero
poeta qual era assorbì l'incantesimo di tutte queste cose, che erano
state coperte dal peccato e dalla stoltezza, e le ripropose ai nostri
occhi nella loro originaria e pura bellezza.