Giancarlo Sacconi

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Tangentopoli a Perugia

Eziologia della tangentopoli perugina.
 
NON UNA VICENDA GIUDIZIARIA
NEMMENO UN COMPLOTTO CONTRO SINGOLE PERSONE
MA UNA LUCIDA OPERAZIONE POLITICO-PARTITICA

In Umbria sono state istruite 2 Tangentopoli.
Inizialmente una prima targata TR e a seguire l'altra di PG.
Infatti 2 sono le province umbre.
 
Sembra che le cose siano andate così:
dopo che a Terni si era rovesciato il diluvio e a Perugia poche gocce di pioggia, molte proteste si erano alzate da quella città, perchè, si diceva, e a ragione, che, se così stavano le cose a Terni, non era possibile che a Perugia non fosse accaduto nulla.
 
A guidare i mugugni, in prima fila, un ex Assessore Regionale (già distintosi in precedenza a Terni come un vero e proprio Torquemada). 
Ma anche a Perugia non mancavano i sostenitori della medesima tesi, per convenienze di diversa natura.
 
A Perugia, in effetti, già da tempo funzionava un alto livello di coordinamento informale che tendeva a preservare le "Istituzioni" da incursioni sanguinose della giustizia. In altre parole, ci si era detto: salviamo il prestigio del Comune, della Regione, della Provincia, e delle Istituzioni in genere, e vediamo se è possibile evitare almeno arresti clamorosi di personaggi in carica, se non proprio le inchieste.

Non c'è da stupirsi che persone e/o partiti cerchino di salvare il salvabile o di salvarsi. E nemmeno che in condizioni di emergenza anche la Magistratura, titolare di uno dei tre poteri dello Stato, venga responsabilizzata in tal senso.

Non sapremo mai, ovviamente, se e quanto questa responsabilizzazione abbia operato nel contesto perugino.
Fatto si è che, di fronte a quel montante malcontento, si materializzò una via per riequilibrare la bilancia.
L'occasione si presentò, manco a dirlo, proprio a Terni.
Un dirigente perugino della Conad, era stato arrestato ed era colà detenuto da un paio di mesi.
Dopo quella lunga resistenza si decise a "vuotare il sacco".
Tra le altre cose tirò fuori la storia di un presunto tentato malaffare, non andato poi nemmeno a buon fine, consumato a Perugia.
Fu scarcerato il giorno dopo la firma di quel verbale.
 
Da queste dichiarazioni il P.M. trasse materiale per coinvolgere 2 comunisti 2 socialisti e 1 missino:

  • L'ex Segretario amministrativo del PCI
  • L'ex Segretario amministrativo del PSI
  • L'ex Segretario Politico del PCI
  • L'ex Presidente di Sviluppumbria, individuato comunque come autorevole esponente PSI
  • L'ex consigliere del Comune di Perugia del Movimento Sociale Italiano.

Il quadro presentava una sua "armonia" e la stampa fece la sua parte amplificando a dismisura quella che venne definita la "Tangentopoli rossa a Perugia", ma evitando  accuratamente di guardare dal buco della serratura.
 
Lo slogan non offendeva i "rossi" che potevano così dimostrare che non controllavano la magistratura, sospettata di simpatie di sinistra a causa di una precedente inchiesta, con arresti democristiani all'Università, e la stessa Magistratura vedeva attenuarsi quel sospetto.
 
I 5 personaggi coinvolti erano tutti dimissionari da tempo dagli incarichi ricoperti, e non ruotava certo su di loro la grande, si fa per dire, politica locale. Sulla vicenda erano stati sollecitati a vario titolo soprattutto Assessori e Amministratori delle diverse amministrazioni, titolari degli effettivi poteri decisionali. PM e GIP non ritennero di attivare una normale procedura di rinvio a giudizio e non interrogarono gli interessati prima dell'arresto.

I risultati positivi non mancarono, perchè dall'iniziativa giudiziaria si è potuto:

  • salvaguardare le Istituzioni, oltre agli uomini che queste avevano guidato, e attraverso di esse, l'immagine della Città di Perugia, ;
  • salvaguardare i Partiti di maggioranza e i loro dirigenti più eminenti;
  • presentare una Magistratura equanime, perchè, come già visto, l'inchiesta coinvolgeva 2 comunisti, 2 socialisti, 1 missino, dopo che solo un anno prima aveva implicato solo esponenti democristiani.

Sugli sviluppi dell'intera vicenda questo sito pubblica, per i più interessati, gli atti processuali di propria pertinenza.