Giancarlo Sacconi

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Dedica a Gabriele Cagliari

Questa rievocazione la dedico ad un colpevole in pectore: Gabriele Cagliari.
Il p.m. gli ha negato la scarcerazione perchè non "confessava".
Gli rifiutò gli arresti domiciliari, lasciandolo in carcere "a riflettere",
facendogli prima balenare la possibile libertà, per poi fargli sapere attraverso il giornale radio che sarebbe rimasto in carcere (fino al termine delle sue ferie di tre mesi).

Cagliari si è ucciso (e quanti altri come lui: oltre 50), e naturalmente penso che non meritasse la morte, né il trattamento di quel p.m., anche se in quel magma purulento di quegli anni era stato destinatario di compensi irregolari o illegittimi, che non aveva esitato ad ammettere.
 
Ma a quel p.m. questo non bastava, e chissà che altro voleva sapere, forse altri nomi, dimenticando il diritto dell'imputato di mentire per difendersi.

Ma a quel p.m. interessava "fare giustizia", piuttosto che applicare la legge. Invece di andare in ferie avrebbe dovuto darsi da fare per trovare delle prove documentali, invece di pretendere che quelle prove gliele fornisse il colpevole anche a suo proprio danno.

Tutto ciò nell'indifferenza generale, e peggio.
Quel P.M. è stato poi sicuramente promosso.

Comunque, Cagliari aveva diritto ad un processo e non ad una tortura.

Voglio ricordare Gabriele Cagliari anche perchè forse non ci sarà nessuno più a farlo.
Per un crudele destino la moglie e l'unico figlio sono morti anche loro poco dopo, immagino di crepacuore, ma avendo prima restituito quanto era stato accantonato.
Della famiglia Cagliari non esistono altri parenti, più niente e nessuno.

Per questo io lo voglio qui ricordare: con affetto e rispetto.