Le conclusioni
| È andata a finire
bene ASSOLTO IN PRIMA ISTANZA perché “IL FATTO NON SUSSISTE” CON REATO GIÀ PRESCRITTO Erano maturati i termini per la prescrizione, formula che il collegio giudicante avrebbe potuto applicare per la mia assoluzione, come è stato deciso per altri. Il non aver tenuto conto della prescrizione rafforza il dispositivo assolutorio della sentenza. IL PUBBLICO MINISTERO NON SI É APPELLATO La sentenza è passata subito in giudicato. SONO STATO RISARCITO CON 500 MILIONI DI VECCHIE LIRE PER INGIUSTA DETENZIONE. Sentenza della Corte d’Appello di Perugia, confermata dalla Suprema Corte di Cassazione. |
Anomalie
dell'indagine accusatoria. INSUFFICIENTI MOTIVAZIONI PER L'ARRESTO. Non c'era pericolo di fuga. Tra l'altro sono rientrato a casa spontaneamente, quando avrei potuto eclissarmi (anche se a quel punto la frittata era stata fatta). Non era possibile reiterare il reato. I fatti erano avvenuti due anni prima. Mi ero notoriamente ritirato dall'attività politica, riprendendo il lavoro di dirigente presso l'azienda dove ero occupato. Non ricoprivo più incarichi di rilievo. Nel mandato vengono citati 19 incarichi presso Società, per dimostrare che potevo ancora esercitare una forte influenza sull'ambiente esterno. Al p.m., nel primo interrogatorio, ho fatto notare che quasi tutti quegli incarichi erano cessati da almeno un anno, e che, comunque, con il termine Società veniva definita la partecipazione a Società di servizi alle Aziende, anche cooperative, alle quali era consuetudine assicurare una presenza (non operativa) della Finanziaria Sviluppumbria nei Consigli di Amministrazione. Tutt'altra cosa rispetto a quanto viene suggerito con molta evidenza nel mandato. Sulla permanenza degli incarichi mi è stato mostrato un tabulato della Camera di Commercio, che il Capo della Squadra Mobile aveva con sé, da cui sembra avessero tratto quelle informazioni. Ma è notorio che le aziende comunicano alla CCIAA con molto ritardo tali variazioni, specie quando si tratta di Consorzi o Cooperative. È appena il caso di far notare, che il P.M. avrebbe potuto usare maggiore cautela nel richiedere l'arresto, che nel clima di allora costituiva di per sé una condanna definitiva, interrogandomi su queste ed altre cose. Avrebbe evitato tra l'altro di dovermi scarcerare in anticipo rispetto alla richiesta del mandato. Infatti: NON SONO STATO INTERROGATO PRIMA DELL'ARRESTO Ho chiesto subito di parlare con il p.m., dopo avere letto le motivazioni del mandato, e la risposta del maresciallo capo della pattuglia è stata la seguente: "Il p.m. è andato in ferie subito dopo avere firmato il mandato e tornerà fra una settimana!". LA DETENZIONE È STATA PIÚ BREVE DEL MESE RICHIESTO La scarcerazione è stata anticipata di qualche giorno rispetto al mese richiesto (fatto abbastanza inusuale, sembra),mentre dopo 19 giorni, ultimata una verifica di alcune mie affermazioni che contraddicevano quelle dell'accusatore, sono stato inviato agli arresti domiciliari. Ripeto: l'arresto sarebbe stato evitato se fossi stato interrogato prima. IL GIP HA ACCOLTO LA RICHIESTA DI ARRESTO DEL P.M. SENZA CONOSCERE LE CARTE DELL'INDAGINE. Il GIP nell'incontro per l'interrogatorio di garanzia, ha preliminarmente dichiarato che non avrebbe potuto farmi domande perchè non conosceva le carte, che erano chiuse nel cassetto del p.m. assente per ferie. E quindi quello era un "Interrogatorio di garanzia" virtuale. Alla ovvia domanda dell'Avv. Roscio, su quale base avesse autorizzato l'arresto, Il GIP ha tirato fuori dalla tasca un foglietto sgualcito di quaderno, sul quale era riportata una dichiarazione autografa del Bricca, sentito dal GIP medesimo, che rispondeva alla domanda: "Ma Lei è proprio sicuro che Sacconi volesse ricattarla?". Con l'ovvia risposta. Nota: Durante l'udienza in Corte d'Appello per il riconoscimento del risarcimento, il P.M. Matteini Chiari, difendendo la posizione negativa dell'Avvocatura, ha testualmente dichiarato: "in fin dei conti se due magistrati hanno concordato l'arresto, vuol dire che qualcosa c'era"! |