Giancarlo Sacconi

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Le Finanziarie Regionali. Ruolo.

Le Finanziarie regionali. che all’inizio degli anni ‘80 ebbero un tracollo di popolarità che sembrò decretarne una chiusura generalizzata, hanno però mantenuto una loro funzione e un loro ruolo, più o meno efficace, in relazione alla validità delle iniziative che è stata sempre più apprezzata, tanto che non è raro il caso di regioni che ne rivalutano oggi alcune funzioni.
Avviate a partire dagli anni ‘70 per aiutare a far crescere l’impresa industriale piccola e media, anche come strumenti delle Regioni per il riequilibrio territoriale, con la formazione di aree industriali attrezzate, esse hanno dato vita ad esperienze abbastanza interessanti, almeno nelle intenzioni, promuovendo il trasferimento tecnologico, la promozione dell’export, il sostegno alla nascita di nuove imprese, i servizi alle imprese.

Quale ruolo per le Finanziarie regionali.

Nel panorama composito del mercato finanziario italiano le società finanziarie regionali (SFR) hanno rappresentato e rappresentano una fattispecie assai particolare. Rispetto alla relativa omogeneità che caratterizza gli altri intermediari  finanziari esse sono il risultato infatti di una combinazione di fattori molteplici e, a volte, anche antitetici.
Alla originaria natura pubblicistica, basata sui progetti di programmazione regionale degli anni settanta, si sono infatti sovrapposti moventi di natura privatistica, maggiormente orientati all'economia mercato.
I servizi erogati dalle SFR evidenziano un duplice carattere, sia reale sia finanziario, anche se, si può cogliere al loro interno una specializzazione tra le due aree.
E poi, ancora, le SFR sono nate privilegiando l'attività di partecipazione in piccole e medie imprese: nel far questo non è stata mai risolta, nè sono stati costituiti gli strumenti necessari per favorire un rapido rigiro delle partecipazioni.
Si è perciò presentato lo iato tra interventi dichiarati di venture capital caratterizzati, quindi, da un rapido rigiro delle partecipazioni, e una realtà tipo holding, dove gli investimenti azionari si sono protratti nel tempo, anche se con quote di partecipazione di minoranza.
Su questa base si è innescato un intreccio, assolutamente peculiare per la realtà italiana, tra attività di partecipazione e attività di finanziamento.
La natura intrinsecamente molteplice di queste società, che in passato ha spesso costituito un fattore di debolezza, può invece rappresentare in questo periodo, caratterizzato da una attenuazione del grado di specializzazione, l'elemento peculiare del loro modo di essere, seppur in forma embrionale, un intermediario finanziario moderno.
Principali caratteristiche delle Finanziarie regionali.
Punti di forza e di debolezza.


Rispetto a questa realtà assai variegata e ricca di problematiche, i contributi analitici, prodotti in circa un ventennio sulle SFR, hanno mostrato il comune difetto di offrire un quadro particolarmente riduttivo, sottolineando quasi esclusivamente solo alcune delle molteplici dimensioni di questi intermediari.
In particolare, la letteratura si è concentrata soprattutto sull'attività di partecipazione al capitale delle imprese con considerazioni improntate, in modo pressoché unanime, al pessimismo.
Diverse comunque le motivazioni e gli approcci analitici.
Tra i primi va sottolineato come la ristrettezza del mercato azionario italiano e l'inesistenza di mercati locali dei capitali sui quali smobilizzare le posizioni assunte non poteva consentire a questo intermediario un'attività di venture capital la quale necessita, per sua natura, di un rapido rigiro di partecipazioni.
I problemi dell'offerta di capitale di rischio da parte di piccole e medie imprese sono invece stati a più riprese esplicitati con le note argomentazioni riguardanti l'avversione dei piccoli imprenditori ad abbandonare forme organizzative di tipo familiare, ed i problemi fiscali che favorivano il credito rispetto al capitale di rischio.
Vanno anche richiamati, in seguito alle debolezze strutturali delle SFR, i problemi della domanda di capitale di rischio.
Le Finanziarie regionali non riescono a selezionare opportunamente i clienti, hanno un personale poco qualificato, mostrano una gestione assai conservatrice, che si traduce in scelte orientate ad una eccessiva prudenza, come quella di mantenere una quota assai elevata di attività investita in Depositi e Titoli di Stato.
Tutte queste debolezze si riflettono in risultati economici modesti, spesso contrassegnati dal segno negativo, che non tengono però conto dello spazio che esse possono ricoprire sul mercato, delle condizioni della domanda e dell'offerta, dei servizi sia finanziari sia reali.
Non bisogna abbandonare la fiducia per le possibilità di sviluppo del mercato azionario anche per le Piccole e medie imprese, un segmento di mercato ancora da scoprire ad opera, però, di nuovi intermediari operanti sul modello del venture capital.



 


Principali caratteristiche delle Finanziarie regionali. Alcuni dati

Pochi succinti dati forniscono una prima indicazione della dimensione economica di questi istituti e del loro impatto sull’ambiente.
 
Nel 1987 queste società avevano
· un patrimonio di circa 420 miliardi
· un numero di dipendenti pari a circa 290.
· gestivano fondi appositamente conferiti loro dagli enti regionali per oltre 1000 miliardi.
· a fronte di ciò avevano un portafoglio prestiti pari a poco più di 470 miliardi,
· partecipazioni per 130 miliardi
· un portafoglio in titoli di Stato che, assommato alle disponibilità liquide, era pari a 770 miliardi.
 
Per avere un'idea della dimensione relativa di queste società si tenga presente che i mediocrediti regionali, istituti creditizi caratterizzati dalle maggiori affinità con le SFR e da una numerosità pressoché analoga (15 unità), avevano alla fine del 1987 un patrimonio di 1.600 miliardi e finanziamenti per 18.900 miliardi.
 
Valutata solo su questi dati l'attività delle società finanziarie regionali risulta quindi relativamente modesta, pur se effettuata sulla base di cospicui fondi patrimoniali.
Questi primi riscontri quantitativi potrebbero risultare in qualche misura fuorvianti giacché da essi non è possibile trarre alcuna informazione sull'ammontare di servizi reali erogati dalle finanziarie.
Questo è un campo più indeterminato dove è difficile fornire qualche stima quantitativa. Si può comunque ricordare che le società fruitrici di tali servizi sono oltre 2.000 e che i proventi di queste attività rappresentano l'11 per cento delle entrate delle SFR (al netto degli interessi sulle disponibilità : dato relativo all'esercizio del 1987).
Le principali aree in cui si esplica l'attività delle finanziarie riguardano:
servizi finanziari;
servizi reali;
interventi sul territorio.
Principali caratteristiche delle Finanziarie regionali.
La cluster analysis di Assofir.

Le SFR analizzate sono 14, cioè l'intera popolazione ad esclusione della FIME e l'ESPI. Per motivi diversi queste due società sono infatti sensibilmente differenti dalle altre, per la forma giuridica, gli enti proprietari e la sfera di attività.
L'ESPI è infatti un ente pubblico, mentre la FIME è una società che opera su tutto il territorio meridionale ed esercita un intervento per lo sviluppo del Mezzogiorno che è in qualche modo diretto non dagli enti locali ma direttamente dal governo nazionale.
Anche in considerazione della loro dimensione, assai maggiore di quella media delle SFR , si è quindi deciso di non includerle nell'indagine.  
Così corretto l'aggregato delle finanziarie regionali rappresenta un fenomeno quasi esclusivamente del centro-nord.

FINAOSTA S.p.a.
FILAS S.p.a.
FRIULIA S.p.a.
FINLOMBARDIA S.p.a.
SFIRS S.p.a.
ERVET S.p.a.
FILSE S.p.a.
FINMARCHE S.p.a.
FINMOLISE S.p.a.
FINPIEMONTE S.p.a.
FINPUGLIA S.p.a.
TECNOFIN TRENTINA S.p.a.
VENETOSVILUPPO S.p.a.
SVILUPPUMBRIA S.p.a.
ESPI S.p.a.
FIME S.p.a.