La riconciliazione con il
limite.
Noi viviamo all'interno di limiti che ci vengono dalla
nascita e ci accompagnano quotidianamente. Limiti, che
sono poi il tempo, lo spazio, gli altri, il nostro corpo. È
lì che l 'uomo diventa se stesso, ed esprime la sua
soggettività e può davvero dare un senso alla vita. Il
discorso della morte, cioè del limite ultimo, pone l 'accento
sulla vitalità dei limiti, che sono il vero spazio della
vera libertà. L’intolleranza verso il limite, il non
accettare il limite, significa alimentare sogni di
onnipotenza che manifestano poi la loro valenza distruttiva.
Per questo la riconciliazione con il limite è essenziale.
Prepararsi alla morte?
Da sempre nell 'Occidente, per i cristiani, per i pagani, per
i filosofi stoici e per Agostino, la morte è quella certezza
che consente all'uomo di dare un senso al proprio vivere, di
orientarsi nel vivere.
L 'esercizio del prepararsi alla morte è sempre stato visto
nello spazio sia cristiano sia filosofico come un
interrogarsi sulla morte, come un prendere sul serio questa
certezza, per poter provare la preziosità della vita, per
poter provare ciò che è veramente serio nella vita, vale a
dire un esercizio del meditare, dell 'avere presente la morte
proprio per vivere in modo virtuoso. Se si perde il senso
della morte si perde la bussola del vivere, la bussola del
muoversi nel mondo.
Eppure, ci sono stagioni della vita in cui la vitalità
esplode, in modo più o meno cosciente, anche sfidando i limiti . Si potrebbe dire che non ha vissuto chi non ha avuto la fortuna di poter liberare la
propria prepotente voglia di "vivere". Quale triste
condizione sarebbe per un uomo quella di un ripiegamento
precoce nella meditazione sui limiti! Come potrebbe
mai quell 'uomo assaporare passioni incendiarie, a cominciare
da quella amorosa!
La vita monacale non può essere il massimo degli
obiettivi. Una meditazione sulla morte, se si ha la fortuna
di poterla avviare, non dovrebbe riguardarci prima di un
tempo normale, o di un tempo dovuto o di un tempo opportuno.
Perché, come dice l 'Ecclesiaste:
"Per ogni cosa c 'è il suo momento, il suo tempo per ogni
faccenda sotto il cielo"
La morte dignitosa.
Altro è invece il diritto di ognuno di potersi assicurare
una morte dolce, dignitosa, e, se malato, di poter avere
ogni aiuto per dare
senso agli ultimi giorni. E questa è una delle priorità che
dovrebbe assumere la "politica".
Non si può vivere senza invecchiare, non si può vincere la
morte con la tecnica, non si può prolungare indefinitamente
la vita, ma se la tecnologia allunga la vita individuale,
PERCHÉ NO! Pretestuose sono alcune posizioni riguardo alla tecnica, solo perchè a beneficiarne è il singolo individuo
(e come potrebbe essere diversamente), e non
“la società”, “l’uomo universale”, e così via.
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La bella morte.
La situazione, per così
dire, ideale sarebbe il raggiungimento di una condizione di
serenità, da far maturare nella cura di tutti i giorni.
Lasciare ai propri cari la visione di un sorriso, pur nella
possibile sofferenza, nell 'ultimo saluto.
La bella morte è una morte che consente ad una persona di
avere l'agio e il tempo di dettare le ultime volontà, di
regolare le ultime questioni, di dire addio, di salutare, di
regolare le questioni economiche.
Meglio un allungamento della vita che aiuta a prendere
coscienza, piuttosto che un desiderio, questo abbastanza
discutibile, di una morte legata ad un evento
improvviso e di cui non si fa nemmeno in tempo a rendersene
conto.
La coscienza umana deve integrare questa incertezza, questa
angoscia e questa presenza della morte
Se la tecnologia diventa un feticcio.
Si può dire che oggi non
si muore più, ma si muore di qualche cosa. E se si muore di
qualche cosa, l 'accento è posto sulla causa, allora si può
intervenire, e se si può, allora si
deve intervenire.
A quel punto la morte viene ridotta ad una sorta di ultima
malattia, e potrà essere sconfitta con il progredire delle
tecnologie.
Ora, se tutto ciò si muove nell’ambito di un’accettazione
del limite, ben venga la tecnologia, che aiuta a vivere più
a lungo.
Pensare ad una vita più
lunga è del tutto naturale, ma un po ' meno lo è sognare una vita prolungata indefinitamente,
fondando la propria fiducia sulle tecnologie biomediche,
viste come idoli salvavita. Non bisogna mai dimenticare che
si può morire per incidente, errore, catastrofe.
Può esistere un diverso modo di interrogarsi, ma tutti ci
troviamo
di fronte all’enigma del morire, al desiderio di non
soffrire o veder soffrire, di vivere al meglio, fino
all’ultimo, la propria vita.
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