Giancarlo Sacconi

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Lorenzo Russo

 

domenica 12/04/2009 15.11

Pasqua è resurrezione a vita nuova, che va intesa un riconoscere, ognuno per sé, che il male agente nella nostra dimensione va riconosciuto e combattuto opponendogli il meglio di noi stessi.

Non è il riuscirci che ci rende migliori, ma l'impegno serio, da impiegare fino all'ultimo respiro, dove il male stesso si riconoscerà sconfitto e superato.

È il male stesso =ignoranza della nostra limitatezza = che vuole essere combattuto, di modo che lui stesso sia liberato con il nostro aiuto e dalla limitatezza ne sorga la pienezza dell'armonia e serenità.

Il male rappresenta quindi la realtà della nostra vita e noi siamo gli attori creati a superarlo.

Nessun'altra conclusione mi viene in mente, osservando le malvagità che ci dominano e le negligenze per profitto personale che hanno causato molte più vittime e danni ingenti e che sono state riportate proprio in questi giorni nelle zone terremotate dell'Abruzzo. Con più coscienza e rispetto della natura e vita altrui esse sarebbero state ridotte a un minimo.

Soccombere a questo male è come un dichiararsi falliti e non idonei al conseguimento del processo evolutivo umano. Per questo diamo al tragico evento il significato che gli spetta: quello di reagire e imporre a tutti i responsabili, l'adempimento delle mansioni affidate loro nel senso dell'onestà e serietà.

Resurrezione è risveglio civile e sociale, altrimenti non avrebbe mai senso che il povero Cristo si fosse sacrificato per il progresso e la civiltà umana.

Abbiamo un compito difficile e rischioso, ma il solo tentativo di adempierlo rende la vita degna di essere riconosciuta e affrontata, certi che alla fine ci ripagherà, rendendoci partecipi alla realizzazione del piano universale, in atto per creare armonia finale.

Cari saluti a tutti.

Lorenzo

 

sabato 08/11/2008 18.09

Caro Giancarlo,

Gilberto mi ha fatto girare la tua posta elettronica con le foto del convegno di Settembre. Prendo così l'occasione per ringraziarti ed inviarti alcune mie riflessioni, sorte dalla lettura della tua rubrica che ho letto con molto interesse.

Trovo tutte le varie citazioni veramente significative ed istruttive, ma in nessuna trovo la soluzione del problema generale che riassuntivamente definiamo la vita.

Essa è così complessa ed inesplorabile nel suo insieme da poterne perlustrare solamente un frammento, valido a sua volta solo per il momento della ricerca.

Tra il bisogno di chiarezza ed aiuto, quando siamo afflitti da un problema , e il riuscire ad ottenerlo attraverso la riflessione e la ricerca, trascorre spesso così tanto tempo, da risultare alla fine non più utile.

Navighiamo così sempre su un mare mosso e mutabile, da non riuscire a fissare l'ancora della chiarezza che ci possa salvare ed elevare dalla limitatezza dimensionale.

Tra i tanti filosofi che hai elencato mi piacciono Nietzsche e Schopenauer. Per indole, sono per l'introspezione personale come punto di partenza verso le altre rivelazioni.

Bisogna conoscere sè stesso, prima di inoltrarsi nella vita e concorrere o collaborare con gli altri. Per me l'individualità ha un valore solo quando non esclude il prossimo, anzi lo considera una riflessione di sè stessa.

Come individuo non valiamo nulla, mentre come gruppo o società molto e tutto. Eppure la società è fatta di individui, essi sono il suo fondamento, ma anche e solo quando essi siano propensi ad agire per il bene di tutti i suoi membri. Dal benessere della società, dovrebbe dipendere il benessere dell'individuo, e non il contrario.

Ti allego una mia riflessione su come m'immagino il Creato.

Nel frattempo t'invio i miei più calorosi saluti.

Lorenzo Russo

 

 
         
  Gänserndorf, 2004-2005
IL CREATO, VISTO DA UN ESSERE COMUNE: Il concetto del “Caso” fa pensare all’esistenza di diversi Creatori. Affermo Creatori in forma d’energia, ordine superiore, senza riferimento personale a degli Dei. Diversi Creatori che si contendino il primato o diciamo pure più Fattori che nell’insieme diano origine ad avvenimenti casuali. Dei che sperimentano e compiono anche errori. Un sistema complesso e intricato che è in via di continua trasformazione. Oppure, un Creatore che si diverte a lasciare una parte del divenire al caso, così per farci tribolare e tormentare di più?. Pensiamo alla teoria delle quantità variabili che relativizzano tutte le verità precise o credute precise. Ho difficoltà a crederci. Tendo di più a un atto creativo, voluto e coordinato con uno scopo specifico e a noi ancora sconosciuto. Tendo a immaginarmi un processo in continua mutazione e senza fine. Noi esseri umani abbiamo bisogno di un Dio o Dei, per tranquillizzarci e non finire sgomentati e persi davanti alle grandi catastrofi naturali e a quelle create da noi stessi. La loro presenza in noi ci rafforza e aiuta a superare le nostre limitatezze e incertezze. Secondo il grado di percezione e cognizione, e quindi di cultura, hanno questi Dei o questo Dio aspetti e significati diversi. Sono la creazione della nostra anima che, sgomentata dal negativo che ci circonda, cerca consolazione e aiuto per trovare la propria serenità, conforto e forza di sopravvivere. La nostra realtà ci costringe a sopraelevarci per non retrocedere e per farlo abbiamo bisogno di forze immaginarie, assunte come reali, superiori al nostro stato di comprensione e percezione. Quando affermo che esistono più dimensioni do ragione al fatto che, secondo del grado d`istruzione e cultura, l’essere umano dà una spiegazione differente ai fenomeni che riscontra. Piattaforme differenti con altrettante possibilità diverse. Se vogliamo credere al vecchio Testamento, immagino il paradiso originario in quella massa inerte originaria, nella quale erano contenuti tutti gli elementi e fattori necessari alla sua ipotetica esistenza.

La cacciata dal paradiso potrebbe coincidere con l’esplosione della massa fino allora compatta e, vista da fuori, inerte. L’esplosione ha creato diverse dimensioni minori tra cui anche la nostra, basata sulla dualità. La dualità segna il nostro limite e c'impedisce di accedere alle verità assolute. Segna i nostri limiti e il nostro destino. Tutto ciò che non capiamo e non conosciamo attribuiamo al caso. Il caso rappresenta il buio in cui cerchiamo la luce che apra la nostra mente (dimensione) per uscirne ed elevarci a una dimensione (esistenza) più elevata. La coscienza, intesa come capacità di riflettere, conferma il nostro stato d’imperfezione e determina la nostra capacità e volontà di superarlo. Ci sprona all’impegno e ci ammonisce quando la ignoriamo. Di essa sono forniti solo esseri destinati a compiti elevati. Come credere a uno stato finale perfetto e quindi senza la coscienza? Di certo, non può esistere nella nostra dimensione, e qualora esistesse in un’altra superiore sarebbe sottoposto a un altro ordine ed anche ad un’altra forma di coscienza. Il caso, come alternanza a un Dio o Dei? Come si vede, a ognuno la sua immagine del mondo, e le sue verità. Temo che la dominanza della scienza tecnicizzata trasformi l’essere umano in un mostro, tendente solo a soddisfare la propria cupidigia e vanità, talmente da sentirsi uguale al Creatore, inteso come forza superiore per intelligenza e capacità. L’essere umano ha bisogno di un Dio forte, intransigente, ma anche giusto, buono e benefattore al quale sottomettersi e pregarlo di preservarlo dai suoi difetti. È solo un freno, ma è necessario per la sua sopravvivenza. Cosa pensare? Può l’essere umano accettare un Dio, senza sembianze umane? Voglio venire al nocciolo della questione. Possiamo arrangiarci in un mondo perfetto ma freddo. Sono le nostre caratteristiche umane, come amore, compassione, gioia e dolore creazioni della nostra anima, intesa come centrale di un prodotto imperfetto? Non avremmo nostalgia del nostro mondo attuale nel momento in cui saremmo in grado di lasciarlo perché ci siamo evoluti? Penso che, chi ha visto il diavolo ha trovato (o inventato) Dio per lo spavento vissuto. Propulsione biologica che, sostenuta dalla forza della sopravvivenza, cerca e trova un rimedio.
Abbiamo tuttora bisogno di due Dei (forze superiori): uno per la nostra anima e al quale diamo una sembianza personale secondo del grado di cultura che determina anche il nostro rapporto con lui, l’altro il Dio Creatore dell’universo al quale dovremmo avvicinarci con prudenza e rispetto, dato le scarse cognizioni che abbiamo tuttora. È tuttora indefinibile e lo sarà fino a quando la scoperta scientifica del Creato ce lo potrà definire e presentare. Chissà se un giorno scopriremo che siamo stati noi stessi a combinare il gran pasticcio che ci ha relegato indietro nell’oscurità. Penso qui al chimico che si distrugge con i suoi esperimenti casuali. A volte, immagino un incontro che si svolge in un posto bello perché naturale e limpido: Un turista pellegrino, arrivato a un fiume, incontra un uomo anziano. Alla sua domanda dove si trovi, risponde l’anziano di essere semplicemente in un posto vicino a un fiume con acqua limpida, a prati fioriti, e a tutto il resto che una natura intatta può offrire. Il turista chiede ancora se ci sia anche l’elettricità. L’anziano risponde a che cosa possa servire. Serve, continua il turista, per far fronte all’oscurità della notte che c'impedisce di andare fuori a ballare, festeggiare e godere la vita. L’anziano risponde che la notte è fatta solo per riposare, dopo aver lavorato e goduto lo splendore della luce e del sole della giornata. L’oscurità, continua, serve anche ad ammirare le stelle. L’essere umano, con le sue pretese senza limiti, sta scavandosi una fossa, dove precipiterà. La natura è paziente, ma una volta ristabilirà il suo ordine. Bisogna rispettare la natura, aggiunge l’anziano, vivere con lei invece di avvelenarla. La sua fine significa anche la nostra. Noi siamo figli suoi, parte integrante di lei. Quanti anni ha gli chiede il turista. Ho centouno anni risponde l’anziano e non ho alcuna paura della morte. Quando verrà ci sarà una gran festa nel paese. Perché, ribatte il turista. Perché, l’aver vissuto la vita con dignità e rispetto è motivo di festa. Ci sarà una grande processione, con ghirlande, musica e canti di gioia. Solo chi lascia ricchezze materiali teme la morte. Il turista rimane perplesso e incantato dalla semplicità delle risposte che rispecchiano un modo di vivere ormai andato perso.
Immagino il creato, un insieme di dimensioni coordinate e subordinate tra loro a modo di scala con diverse concezioni e influenza di spazio e tempo. È la scala delle cognizioni acquisite e caratteristiche naturali che rispecchiano il nostro grado di pretendere, di agire e conseguire. La nostra dimensione non è la più elevata, ma neanche la più bassa. A noi è tuttora impossibile classificarla. Il nostro modo di agire e comportarci è simile a quello delle altre dimensioni, la differenza esiste negli effetti che vengono creati, perché sono d'intensità diversa. Visto così, siamo anche noi creatori. Basta osservare i prodotti sempre più intelligenti che inventiamo, progettiamo e infine creiamo, il modo nel quale trasformiamo il nostro ambiente secondo la nostra volontà e immaginazione. Dominiamo i più deboli, ci sottomettiamo ai più forti e riusciamo addirittura a diventare più forti di loro e li distruggiamo. Sono aspetti positivi e negativi del nostro operare che rispecchiano le nostre difficoltà nel progredire. Progredire o retrocedere è il principio. Il più forte vincerà. La dottrina cristiana c'insegna un’altra realtà, che sentiamo quando c'eleviamo alle dimensioni del cuore e dello spirito in un mondo metafisico e spirituale, dove i più deboli e sfortunati vinceranno, ma solo alla fine dei tempi quando tutto il creato si dissolverà in un altro, e dove il bene (positivo, forza evolutiva) avrà vinto sul male (negativo, stato primitivo, imperfetto). La metafisica ci permette di entrare nelle dimensioni superiori attraverso la forza del nostro spirito, energia universale che unisce tutto il creato. È quindi il motore che ci spinge a progredire, a cercare e voler dimostrare le verità successive. Si manifesta attraverso l’intuizione, il sogno, la fantasia e la ragione. Mi ritengo una ripetizione d'esseri cha hanno vissuto prima di me. Lo stimolo di proseguire ciò che altri hanno cominciato. Il senso di dover tramandare ad altri il mio operato dopo la mia fine. Un flusso continuo ed eterno che si ripete sempre alla stessa maniera. Noi esseri umani siamo un’entità suddivisa in moltissime unità per garantire il risultato di un'operazione, progetto voluto dall’alto (intelligenza superiore)? È tutto ciò che percepiamo, reale o immaginario, prodotto della nostra fantasia, della nostra immaginazione per sopportare la realtà insostenibile? Esiste il positivo, forza della sopravvivenza e dell’evoluzione, per sostenere il negativo che ci vuole primitivi e che ci distruggerebbe totalmente?. Siamo stati cacciati dal paradiso e buttati in un mondo disastroso per espiare una pena? Ci ha donato, il Creatore, la forza di sopportare la pena stessa donandoci il positivo che sempre c'illude di poter e dover sostenere la realtà oscura? ”La bellezza e meraviglia di un prato fiorito vicino alle tragedie delle carestie, guerre e malattie. Un po’ di paradiso nell’inferno”?” La vita è un flusso d’energia che si mostra a noi come un susseguirsi di contraddizioni, di differenze, alla ricerca dell’unione con la quale dare vita ad una nuova forma d’identificazione. Una volta raggiunta, incomincia il processo di sgretolamento per poi ricominciare di nuovo (segno che il flusso d’energia perde la sua intensità). Flusso d’energia che tende a mutare forma e sostanza, un processo continuo che si ripete sempre di nuovo. Lo spirito, universale perché collega tutto il Creato, si manifesta a noi attraverso il nostro cervello, nel quale sorgono le idee, impulsi d'energia, che danno origine alle parole, alle formule, ai sensi, a tutto ciò che accade attraverso noi.

Oltre le osservazioni fatte, m’immagino istintivamente altre realtà tutte differenti e da noi non percepibili e assimilabili.
Esiste quindi un limite alla nostra capacità evolutiva e percettiva, oltre il quale non ci sarà mai possibile entrare, se non nel momento in cui noi stessi siamo diventati dei creatori e non abbiamo più bisogno di immaginarci un Dio superiore, al quale rivolgerci per superare le nostre debolezze e limitatezze?
Qualora, però, questo limite non ci fosse, avrebbe ragione la Bibbia nell’affermare che abbiamo un padre lassù nel cielo che un giorno ci giudicherà e i prescelti saranno assunti e sosterranno al suo fianco per tutta l’eternità. Il Dio, diventato uomo in Cristo, rappresenta un passo enorme dell’evoluzione umana. I suoi seguaci saranno assunti e premiati con l’unirsi al Dio-Sommo-Creatore. Il processo evolutivo trova qui la sua fine e tutto ritornerà com’era all’inizio dei tempi.
Ho descritto idee speculative e personali, secondo il mio modo e capacità di ritrovarmi in questo mondo, allo scopo di sentirmi in lui a mio agio e libero di realizzarmi.
Russo Lorenzo