Un nuovo riformismo
Oggi tutti (o quasi) si dichiarano riformisti.
Ma quale diritto può nascere dal pragmatismo della quotidianità?
Si parla sempre di riformare tutto in modo quasi ossessivo, perché
la legge in vigore non va più bene e quindi il diritto vigente è di
fatto delegittimato.
Così si resta in attesa della nuova legge giusta.
E questa legge più giusta se arriva, arriva in tempi biblici, quando
va bene, e nella gran parte dei casi non arriva perché i meccanismi
sono farraginosi, ecc.. ecc..
Quindi le leggi in vigore non producono affezione perché messe
continuamente in discussione.
Quelle nuove che vengono emanate, poi, non hanno durata né
stabilità, perché rientrano in un processo continuo di una nuova
riforma, messa in atto dal governo successivo, in un'attesa mai
soddisfatta.
Sembra di essere di fronte ad un continuo costruire e distruggere.
Tutto ciò non risponde perciò ad una visione ideale, il fare eccessivo si nutre di altro fare.