Che significa fare politica.
Fare politica significa
rispondere ai bisogni,
assumendosi la responsabilità delle decisioni,
accettando di correre dei rischi se necessario,
attuando interventi concreti,
predisponendo protezione per i più deboli.
Chi fa politica attua forzature e dosaggi, quando
necessario,
e dispone la dislocazione delle risorse,
determina la ridefinizione del più importante e del meno
importante
di un’agenda di urgenze e di priorità.
La politica non è fatta di buoni sentimenti, non è fatta di
filantropia, deve rispondere alle domande di una società ordinata
che aspira ad una qualità della vita sempre migliore.
La politique d’abord.
La politica innanzitutto. È la traduzione letterale di
questa espressione coniata da Franҫois Mitterrand e
ricordata e introdotta nel nostro linguaggio politico da
Pietro Nenni, il quale assegnava così alla politica un
primato nei confronti e contro i particolarismi, le lobbies,
l’affarismo.
Prima viene la politica, la proposta in grado di incanalare
gli interessi della gente, e poi vengono le persone. Prima
l’interesse generale, poi il particolare. Mai viceversa.
Questa è la Politique d’abord, che emerge anche
dall’intervento a lato sulla crisi della politica.
Questa espressione è stata ripetutamente citata negli anni
’80 per descrivere l’atteggiamento battagliero di Craxi e
dei Socialisti, affibbiandogli in senso dispregiativo e
offensivo il significato di Politica di abbordaggio (come i
corsari), Politica d’assalto, a cui i Socialisti si
sarebbero lasciati andare, mentre democristiani e comunisti,
le mammolette che detenevano tutti i poteri, sembra che non
riuscissero a difendersi da questa aggressione dei
socialisti.
Si trattava in effetti del più nobile degli obiettivi,
svalutato strumentalmente anche da tutta la stampa, perché è
impossibile che nessuno conoscesse il significato della
traduzione di quella formula.
Anche il Segretario della DC Ciriaco De Mita, prese questo
clamoroso abbaglio in una intervista a Repubblica del 9
settembre 1992 (pagg.2-3), condotta da Eugenio Scalfari.
Scalfari conosceva sicuramente la traduzione giusta, ma non
intervenne e lasciò a De Mita l'onere o l'onore di quella
immagine.
A distanza di anni, per la verità, mi è sorto il dubbio che
anche molti socialisti navigassero nel buio e che ad alcuni
tutto sommato quella interpretazione non dispiacesse.
Infatti, non ricordo alcuna precisazione apparsa su organi
del Psi. (6-11-08).
Cosa manca alla politica europea.
La politica occidentale sembra avviata a trasformarsi nell'arte,
o per meglio dire nella tecnica, di favorire le migliori condizioni per lo
sviluppo economico. A prima vista l'economista dovrebbe
esultare, ma come sempre purtroppo, non esistono strade maestre, e
pericolosi rischi concreti si affacciano all'orizzonte.
Da una parte l'Europa ha abbandonato la via politica
all'integrazione, per dedicarsi interamente all'economia. La
conseguenza più vistosa è la perdita di un suo ruolo politico
internazionale, ed una situazione di oggettiva debolezza di fronte
ai grandi temi dei diritti civili e anche della propria sicurezza.
Così nei confronti della Russia (democrazia interna, Cecenia e
Georgia)
dell'Iran (programma nucleare), della Cina (Tibet, diritti umani),
per non dire di Israele e dell'Iraq, assistiamo ad un non esaltante
balletto, tutto teso a mantenere le convenienze per i propri
investimenti attuali e futuri, in quei paesi. (6-11-08)
La crisi della politica
La crisi della politica è la crisi della capacità di
mediazione e di sintesi degli interessi che vivono
all'interno della società. Quando non vige un sistema chiaro
di decisioni basate sulla concorrenzialità, gli interessi si
frantumano e si scontrano per acquisire privilegi impropri.
Si instaura con il potere un rapporto
anomalo che trasforma la lotta politica in pura lotta di
potere per il potere.
La concertazione è un esempio di questa anomalia, nel
mentre
viene presentata come una sua componente
irrinunciabile. Questo metodo fu
istituzionalizzato dal Fascismo nella Camera delle
Corporazioni, peraltro con una valenza addirittura più
democratica e trasparente, perchè tutto avveniva alla luce
del sole..
Se si dà l'impressione di lottare per mantenere o per
conquistare il potere, senza spiegare quale uso si farà di questo potere,
la politica si
deteriora.
Gli affari sono il sale di ogni sistema di
produzione e distribuzione della ricchezza, ma se la
politica abdica al suo ruolo, la gestione necessaria degli interessi rischia di
favorire solo gli "amici". |
|
Se si perde la capacità di proposta politica,
a farne le sperse sono le istituzioni, che diventano sempre
più fragili.
Qualcuno ha pensato di sostituire i politici con dei
tecnici, con risultati il più delle volte negativi, perché
un tecnico è il peggior dipendente del partito che lo ha
indicato. È un falso rimedio. Il partito padrino spesso
nasconde le proprie responsabilità dietro la formula
dell’indicazione tecnica. Come dire: si salva l’anima.
Inoltre, il problema non è un'astratta efficienza, quanto la
garanzia dell'imparzialità dell’amministrazione, cosa che un
tecnico non è abituato a praticare in quanto quasi sempre
specialista o specializzato, e perciò incapace di grandi
sintesi. Mettete un penalista al Ministero della Giustizia e
farà l’interesse degli avvocati. Affidate il Ministero ad un
Giudice, e…che Dio ci salvi. Se il Ministro della Sanità è
un ricercatore la sua prospettiva sarà in prevalenza quella
della ricerca e troverà poche mediazione con gli ospedali.
Infine, c’è il problema della inamovibilità per mancanza di
alternativa. Quando una classe di Governo è inamovibile, e
questo avviene, per fortuna sempre meno, in molte
amministrazioni locali, c'è il rischio che ci si sieda,
perché non ci sono sfide alle quali rispondere e giudizi ai
quali sottoporsi.
La caduta delle ideologie ha prodotto il disfacimento
dell’utopia anche laddove essa sembrava più radicata, cioè
il mondo comunista, un utopia peraltro che era riuscita a
digerire milioni di morti. Liberi da questo orpello scelto
nelle età giovanili o imposto da grandi, i comunisti hanno
rinnegato rapidamente il loro stesso passato, sciogliendo le
catene degli istinti naturali presenti in ogni uomo, e
coprendoli con una ipocrisia di buonismo istituzionalizzato.
La società laica, meno legata ai dogmi, e perciò più
tollerante e liberale, vive comunque anch’essa una crisi di
valori e di cultura.
Tutto ciò ha consentito l’esplodere all’interno della nostra
società di egoismo, arroganza, intolleranza, e anche
violenza.
De Gasperi, ovvero, quando la politica
era forte.
De Gasperi è stato l’unico leader dal, dopoguerra in avanti,
capace di evitare lla collusione della
politica con gli
interessi legittimi. Lo scontro tra gli interessi c'era
anche allora, robusto e intenso. Il potere politico mediava,
ma al momento delle scelte, decideva, aveva la forza di far
accettare la sua decisione.
Quello è stato il periodo in cui il potere politico ha
manifestato la sua maggiore capacità di esplicarsi. Perché
era forte, fortissimo.
C’erano dei perché, ovviamente.
Gli uomini avevano forse più tempra, più
carattere, venivano quasi tutti dalla dura esperienza della
guerra mondiale e della guerra civile, in cui si rischiava la galera,
quando non la pelle. Nessun dirigente politico ebbe mai a
dichiarare goliardicamente che "si divertiva" amministrando
lo Stato.
E soprattutto c’erano valori culturali di riferimento
omogenei.
Le maggioranze degli anni Cinquanta si muovevano in un quadro
omogeneo. I contrasti non mancavano di certo, ma non erano
contrasti sulle scelte di fondo, non sui riferimenti, non
sugli obiettivi.
Ecco perché il potere politico era forte, fortissimo. Questo
rendeva lo spazio per gli interessi illegittimi estremamente
limitato.
E noi socialisti?
Avevamo rappresentato gli interessi emergenti, avevamo
spinto l’acceleratore sul valore dell’efficienza. Volevamo
la Grande Riforma, per primi (e ultimi) dal dopoguerra,
perché erano mutati i rapporti sociali e politici nel Paese.
Il compromesso storico era alle spalle, i comunisti erano
alle corde dopo la caduta del muro, la classe operaia era
diventata in gran parte tecnicizzata, perdendo le sue
caratteristiche peculiari. Erano esplosi i servizi. Tutte
novità assolutamente vere, che solo noi avevamo saputo
cogliere. Marx avrebbe detto: se cambia la struttura,
bisogna adeguarvi la sovrastruttura. Ma ad un certo punto è
sembrato che fossimo quasi appagati, e via via si perdette
la capacità di realizzazione e il fenomeno corruttivo prese
piede, portandoci alla rovina.
Dopo avere guidato e amministrato
un grande sviluppo nel nostro paese, avere accompagnato una straordinaria crescita,
abbiamo dovuto fare i conti, insieme alle altre forze
politiche, con il naturale declino di un ciclo.
|